
L’abbandonatrice di Stefano Bonazzi
Incuriosita dalla recensione di mia sorella di A bocca chiusa, ho voluto leggere il secondo romanzo di Stefano Bonazzi. Mi sono trovata immersa in un mondo dove gli abbandoni, fisici o psicologici, pesano e si ripercuotono sulla vita dei protagonisti. Impossibile stabilire quale, tra i due, sia il più pericoloso.
“Ragazzo non essere arrabbiato con lei. Ti sembrerà una richiesta assurda di una povera vecchia, ma un giorno capirai che certe persone ci nascono con quella tristezza addosso. E’ come una malattia che non possono combattere. E’ così radicata che nemmeno quando spunta una nuova vita dentro di loro sono in grado di sconfiggerla. Non c’è mai pace in queste persone, la loro è una guerra contro se stessi. Meritano comprensione, non la nostra collera.”
In una Bologna immersa in giochi di luce nasce la storia di Davide, Oscar e Stella. Tre ragazzi accomunati da situazioni famigliari difficili, dal desiderio di affermarsi e da una profonda insoddisfazione. E’ trascorso parecchio tempo quando, anni dopo, Davide viene raggiunto da una telefonata che gli comunica la morte di Sofia. I contatti tra di loro si erano interrotti bruscamente, ma Sofia era rimasta per lui una figura importante e il loro legame non si era mai spezzato.
Nel frattempo Davide ha continuato la sua convivenza con Oscar in un rapporto che giorno dopo giorno si rivela sbilanciato e inconsistente. Recatosi a Londra per il funerale, Davide incontra Diamante, il figlio di Sofia di cui ignorava l’esistenza. Diamante è un ragazzo arrabbiato con il mondo e pieno di rancore verso la madre per il gesto che ha compiuto; con la tipica aggressività degli adolescenti pone domande a cui Davide fatica a rispondere. Domande scomode che rischiano di mettere in crisi il suo rapporto con Oscar.

