
L’animale più pericoloso di Luca D’Andrea
Viktor Martini è stato trasferito in Alta Pusteria da Roma dopo un brutto esaurimento nervoso in seguito alla cattura dello Squartatore del Testaccio. Privato della pistola d’ordinanza si limita a svolgere lavoro d’ufficio e a trascrivere verbali.
Il ritrovamento del corpo di un uomo ucciso da un colpo di pistola dopo essere stato gravemente ferito con un fucile e la contemporanea scomparsa di una ragazzina di tredici anni dedita alla causa animalista, mettono in moto la macchina investigativa e Viktor non può sottrarsi dal partecipare alle indagini, anche se forse per lui è ancora troppo presto.
“Leoni arrivò alla porta, poi si fermò. – La storia dell’animale più pericoloso… ci ho riflettuto. Credo che il soggetto non abbia capito che l’animale più pericoloso non è quello che uccide o distrugge, quello è un semplice predatore.
– Perché, c’é qualcosa di più pericoloso di un predatore?
-Sì – concluse Leoni, prima di chiudersi la porta dietro le spalle. – Un predatore ferito.”
Mi è piaciuto.
La scrittura dell’autore, come in tutti i suoi romanzi, sa catturare e coinvolgere il lettore ma, la struttura di giallo a puntate (sedici pubblicate per Repubblica questa estate) ne snatura leggermente la narrazione. I protagonisti però, come sempre nei suoi romanzi, sono estremamente reali nelle loro dolorose ferite e nei loro intensi sentimenti.
Voto: 4/5
Titolo L’animale più pericoloso
Autore Luca D’Andrea
Paese Italia
Editore Einaudi, 2020
Numero pagine 220
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