Narrativa straniera

Il confine del paradiso di Esmé Weijun Wang

Fin da piccolo David Nowak si è rivelato un ragazzino problematico. Introverso e preda di ansie immotivate ancora giovanissimo si innamora di Marianne, la figlia dei vicini di casa che, a conoscenza delle sue nevrosi, non sono favorevoli al loro rapporto e allontanano velocemente la ragazza. Alla precoce morte del padre David si ritrova, ancora adolescente, a capo dell’importante fabbrica di pianoforti di proprietà della sua famiglia. Impreparato a guidare l’azienda e non disponibile ad accettare di essere instradato, è presto costretto a venderla.

Grazie alla somma di denaro ricavata dalla vendita, David inizia a viaggiare per il mondo. Arrivato a Taiwan incontra Daisy, la bellissima figlia della tenutaria di un bordello, di cui si innamora perdutamente. Dopo aver convinto la donna a recarsi con lui in America, i due si trasferiscono a vivere in una casa immersa nei boschi nel nord della California, nelle vicinanze di Sacramento, dove mantengono un ostinato isolamento dalle altre persone.

Poco a poco, agli occhi di David, Daisy perde l’esotismo che la rendeva attraente e improvvisamente la sua pronuncia, che prima lo affascinava tanto, arriva a disturbarlo. Questo il primo segnale della malattia mentale che presto torna a manifestarsi in modo prepotente e pericoloso e né la nascita del figlio William né la ripresa dei contatti con Marianne, che sta per diventare suora, lo salveranno. Al contrario i due fatti si riveleranno l’innesco di una tragica serie di eventi.

In seguito chiamai quella cosa innominabile “vitafobia”, nel tentativo malriuscito di comprendere l’orrore rappresentato dalle nevrosi: la paura di tutto si trasformò nella paura stessa di essere vivo. In parole povere, la vitafobia era la paura che ci fosse o non ci fosse il sole, di aprire gli occhi o di tenerli chiusi, di mangiare o di non mangiare, di mangiare troppo o troppo poco, del buio e della luce, di tutti i colori e le sfumature dell’arcobaleno, di ogni cosa che il mio corpo potesse toccare. Tutto ciò che percepivo mi provocava una paura paralizzante, e l’unica soluzione cui riuscivo a pensare era la morte.”

Mi è piaciuto

Un esordio importante quello di questa autrice. Un libro dalla scrittura tagliente e delicata che affronta in modo potente tanti temi: la malattia mentale, le barriere linguistiche ed ideologiche, l’isolamento sociale, l’amore e la manipolazione psicologica. Mi rendo conto che alcune parti, pur se raccontate con estrema delicatezza, possano risultare disturbanti ma ciò non toglie che questo romanzo rimanga per me uno dei più potenti letti ultimamente.

Voto: 5/5


Titolo Il confine del paradiso

Autore Esmé Weijun Wang

Paese Stati Uniti d’America

Editore Lindau, 2018

Numero pagine 411

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