
La forma del silenzio di Stefano Corbetta
Leo è un bambino sordo e ha solo sei anni. In casa parla la lingua dei segni, con sua sorella Anna usa una sorta di linguaggio segreto, con le mani traccia in aria segni veloci continuando a fissarla e lei è quasi sempre in grado di capirlo.
È tempo di iniziare la scuola e i genitori di Leo lo mandano a Milano, al Tarra, un istituto frequentato da bambini sordi dove deve rimanere in convitto per tutta la settimana, potrà tornare a casa solo durante il weekend.
A Leo non piace rimanere lontano dalla sua famiglia, rinchiuso in un posto dove non è permesso usare la lingua dei segni e Anna, che ama suo fratello, non può fare molto per lui, è solo una ragazzina di quattordici anni. Quando una sera d’inverno Leo improvvisamente scompare dall’istituto Tarra, Anna non si dà pace, suo fratello le ha più volte fatto capire di non essere felice e lei si sente responsabile.
Diciannove anni dopo Anna è diventata un’insegnante della lingua dei segni e nel suo studio si presenta un uomo che le rivela una verità sconvolgente. Lui sa cosa è successo a suo fratello.
“Aveva sempre pensato che ci dovesse essere una proporzione tra la portata della perdita e il dolore che ne conseguiva, come se la sofferenza fosse legittimata soltanto nella sua esternazione.”
Mi è piaciuto
Un noir delicato e struggente che avvicina a un mondo ai più sconosciuto, quello delle persone sorde. Una tecnica di scrittura con flashback continui che coinvolge e spinge a continuare la lettura. Una storia che parla di amore, di sensi di colpa e di comprensione.
Voto: 5/5
Titolo La forma del silenzio
Autore Stefano Corbetta
Paese Italia
Editore Ponte alle Grazie, 2020
Numero pagine 230
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