
La classe di Christina Dalcher
Elena non avrebbe mai immaginato che un giorno sarebbe toccato a lei vedere la propria figlia salire su di un autobus giallo. All’inizio catalogare le persone in base alle proprie capacità scolastiche le era apparsa una bella idea. Si era iniziato con un sistema scolastico calibrato in base alle potenzialità degli studenti: perché sprecare tempo a cercare di portare gli studenti meno dotati ad un livello di apprendimento adeguato a discapito di quelli le cui capacità erano elevate? Perché non creare per loro percorsi di studio differenziati? E allora ecco sorgere le scuole argento per i migliori, le scuole verdi per gli ottimi e le scuole gialle per i discreti, il tutto calcolato in base al Q dei ragazzi, un quoziente basato sull’intelligenza e sulla condotta.
Ma nell’arco di pochi anni la cosa era sfuggita di mano. La sovrappopolazione che causava un’enorme dispersione di risorse economiche poteva essere risolta calcolando il valore Q dei feti ed impedendo la nascita di quelli con un valore inferiore a 9. E poi ancora peggio. Perché, come accade nella famosa teoria di Noam Chomsky se si butta una rana in una pentola di acqua bollente salta fuori, ma se la si mette in acqua fredda e la si riscalda pian piano la rana si adatta fino a morire bollita, anche le persone tendono ad adeguarsi ai piccoli cambiamenti non intuendone le pericolose potenzialità a lungo termine.
Quando Elena vede Freddie salire sul pulmino che la porterà al collegio giallo in Kansas non può accettare di non vederla più. La sua dolce Freddie, colpevole solamente di essere particolarmente fragile ed emotiva, come potrà sopravvivere in un ambiente totalmente estraneo e asettico? Elena non può semplicemente riprendere la vita di prima come pretende suo marito e quindi falsifica il suo test di valutazione per essere trasferita nel medesimo collegio di Freddie. Quello che scoprirà una volta arrivata la annienterà.
“Non c’è voluto molto perché tutti decidessero di salire a bordo del treno del buonsenso, come amava dire mio marito. Certo, enormi cambiamenti nell’ambito dell’istruzione implicavano alcune concessioni: gli amministratori, e non i genitori, avrebbero stabilito cosa sarebbe stato meglio per tutti. E l governo federale avrebbe avuto l’ultima parola quando si trattava di esaminare gli studenti e smistarli nelle scuole più opportune. Purché i futuri genitori avessero seguito le precauzioni prenatali raccomandate, nessuno avrebbe avuto problemi.”
Mi è piaciuto
perché affronta con una chiave interessante temi quanto mai attuali come l’eugenetica, la ciclicità dei periodi storici, i regimi assolutistici, la manipolazione psicologica. Non ho apprezzato però alcune parti della narrazione e ho trovato alcune incongruenze che però potrebbero essere dovute alla traduzione.
Voto: 3/5
Titolo La classe
Autore Christina Dalcher
Paese Stati Uniti d’America
Editore Editrice Nord, 2020
Numero pagine
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