Fatti e personaggi

Sanpa madre amorosa e crudele di Fabio Cantelli Anibaldi

Il 15 ottobre 1983 Fabio Cantelli entra per la prima volta a San Patrignano, consumato dall’abuso di eroina e cocaina in vena. Ne fuggirà più volte e più volte vi farà ritorno, alcune di queste di sua volontà, altre riportato indietro dagli uomini che Muccioli mandava a recuperarlo. Dopo l’ultima fuga, rinchiuso per molti giorni in uno stanzino privo di finestre, prende coscienza dello stato di prostrazione a cui le droghe lo hanno portato e, per la prima volta, comprende la meravigliosa e irrinunciabile unicità della vita. Grazie a San Patrignano, Fabio riprende gli studi, si laurea e diventa portavoce della comunità in cui rimane fino al 1995, pochi giorni prima della morte di Muccioli. Proprio per questo è uno dei pochi a poterne raccontare l’evoluzione.

Nata dall’intuizione avuta da Vincenzo Muccioli che il modello tradizionale di cura per i tossicodipenti, basato sulla terapia farmacologica e psicoanalitica, non era sufficiente, San Patrignano sviluppa un nuovo modello di comunità. Un modello costruito attorno alla sua figura carismatica, una sorta di “padre” esigente ed indulgente allo stesso tempo, capace di sostenere e incoraggiare con pochi gesti mirati. Durante i primi anni la comunità è incarnata dallo stesso Muccioli che di ogni ragazzo comprende i bisogni e le fragilità, ma soprattutto le potenzialità, e che, proprio in forza di questo rapporto unico, non lo tratta da tossico ma da quella persona che è in grado di diventare una volta abbandonata la tossicodipenza.

Nel corso degli anni, per far fronte alle numerose richieste (c’è chi staziona per settimane davanti all’ingresso della comunità prima di poter entrare) San Patrignano si ingrandisce fino ad arrivare ad accogliere circa 1500 persone e Cantelli assiste alla sua trasformazione in qualcosa che non lo convince. Muccioli è costretto a delegare compiti e supervisioni scegliendo a volte persone ancora impreparate a gestirne il peso e la responsabilità. Da una di queste decisioni sbagliate scaturirà l’assassinio di un ragazzo all’interno della comunità e il relativo processo a carico di Muccioli. Intorno a Muccioli intanto si sviluppa una corte di personaggi ambigui che blandiscono la sua megalomania e il suo delirio di onnipotenza creando un ambiente che all’autore sta sempre più stretto. Cantelli, sempre meno partecipe delle decisioni prese per la comunità, abbandonare definitivamente San Patrignano nonostante Muccioli sia ormai gravemente malato.

Credo che il carattere straordinario, sconcertante di Vincenzo trovasse qui la sua sintesi “razionale” e la sua pacificazione. Se, in fin dei conti, un tossicomane riesce a tollerare il distacco dalla droga – dalla totale e mortale pienezza della droga – soltanto attraverso la certezza di essere amato, Vincenzo, questa certezza, è stato capace di dargliela come nessun altro. È questa certezza a salvargli la vita.”

Mi è piaciuto

perché racconta, in modo tanto lucido e sincero da risultare a volte crudele, non solo il legame dell’autore con la comunità di San Patrignano ma anche il suo rapporto con la droga: la sua discesa agli inferi e la sua faticosa risalita guadagnata passo dopo passo, pagando un prezzo altissimo. Dalle pagine traspare tutto lo spessore culturale dell’autore (molti e interessanti i riferimenti filosofici) ma anche tutta la sua fragilità.

Voto: 5/5


Titolo Sanpa madre amorosa e crudele

Autore Fabio Cantelli Anibaldi

Paese Italia

Editore Giunti Editore, 2021

Numero pagine 232

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