
La prigioniera di Debra Jo Immergut
Frank Lundquist è uno psicologo sull’orlo della depressione e con una vita personale in declino che, a causa di uno sbaglio professionale, è stato costretto a lasciare la libera professione per fare il terapista presso un carcere femminile. Miranda è una giovane reclusa, figlia di un ex membro del Congresso, condannata a scontare cinquantadue anni per omicidio. A complicare le vite di entrambi, l’ombra di due genitori di successo che ne hanno in modi diversi condizionato l’esistenza. Durante la prima seduta Frank scopre che Miranda è la ragazza di cui era perdutamente innamorato durante l’adolescenza, a cui non aveva mai avuto il coraggio di rivolgere la parola, e che tutt’ora ossessiona le sue fantasie. L’etica professionale imporrebbe l’interruzione della terapia e l’affidamento della donna ad un altro professionista ma Miranda sembra non ricordarsi di lui e Frank, che vede nel suo caso una possibilità di riscatto professionale, decide di tacere. Il rapporto tra i due si fa sempre più contorto e complicato pagina dopo pagina, in un alternarsi di colpe e di silenzi, di gesti estremi e di voglia di redenzione. Chi è lo sfruttatore e chi lo sfruttato? Chi dei due è realmente libero? Chi tira veramente le fila degli avvenimenti? Queste le domande che assillano il lettore fino all’insospettabile finale.
“Però secondo me le persone cha hanno ben chiara la distinzione tra bene e male, e oltre ad averla ben chiara si comportano di conseguenza, sono più rare di quanto crediamo.”
Mi è piaciuto,
perchè è un romanzo psicologico a due voci che sa mantenere la tensione fino alla fine. È vero che gli avvenimenti si svolgono per lo più nell’ambiente claustrofobico del carcere, però a volte la lettura procede un pò troppo lentamente per i miei gusti.
Voto 4/5
Titolo La prigioniera

