
La linea del colore di Igiaba Scego
Nel villaggio Chippewa in cui vive Lafanu, figlia di una donna nativa e di un uomo haitiano, non sono gli uomini neri a portare via i bambini ma le dame pallide che, per saziare la loro estrosità e la voglia di mettersi in mostra nelle serate mondane, portano quelli più carini con loro in città. Lafanu, pur non risultando molto appetibile a causa della pelle scura, colpisce Betsebea McKenzie per la sua abilità nel disegno. La donna decide quindi di comprarla per portarla con sé a Salenius e vedersi finalmente riconosciuto il ruolo di benefattrice. Lafanu viene prima affidata ad una famiglia di neri liberi perché si occupino della sua educazione ed in seguito trasferita in un collegio, dove vivrà un’esperienza terribile. Scontrandosi con una società che la osteggia o, nel migliore dei casi, la tollera Lafanu deve lottare per poter coltivare la propria vena artistica e attraverso questa avere la possibilità di raggiungere l’indipendenza economica.
Leila è nata a Roma da una coppia di somali che, per fuggire dalla dittatura, si sono lasciati alle spalle una vita agiata e accettato di mantenersi in Italia pulendo le case e i negozi dei bianchi. È il 1992 quando Leila si reca a Marino insieme ad una compagna dell’università per assistere alla sagra dell’uva. Davanti alla fontana dei Quattro Mori di Marino, Leila non riesce a rimanere indifferente alla sofferenza che traspare dai volti degli schiavi incatenati che compogono la sua base e, grazie all’incontro con Alexandria una giovane ragazza di origini dominicane, viene per la prima volta a contatto con la storia di Lafanu Brown. La figura di quella donna che, cento anni prima, ha vissuto le stesse paure e le stesse emozioni delle donne di colore del ventesimo secolo la colpisce a tal punto da farne oggetto di studi e da riuscire ad organizzare una mostra per la Biennale di Venezia. Attraverso la storia di Lafanu, donna nera americana espatriata in Italia, Leila dà voce al dramma dei tanti africani a cui non è concesso di lasciare il proprio continente.
“Non dovremmo forse combattere per esaudire i nostri desideri? Lafanu ha viaggiato, poi quando ha trovato il posto adatto a lei è restata. Ecco, io vorrei un mondo dove noi africani avessimo la possibilità di spostarci. C’è chi vuole studiare, vedere il mondo, cambiare vita. E poi sì, insieme a questo vorrei che nessuno qui in Africa – dico Africa per dire, lo so che mi bacchetti sempre e dici che l’Africa è fatta di cinquantaquattro Paesi – dovesse essere costretto a partire perché non ha lavoro e prospettive. C’è anche da rivendicare il diritto di restare.”
Mi è piaciuto
Un bellissimo romanzo con due protagoniste di forte impatto emotivo. I due registri narrativi usati dall’autrice risultano entrambi assolutamente coerenti e aderenti ai due diversi piani temporali. Da non sottovalutare le pagine finali in cui l’autrice racconta il “making off” del romanzo.
Voto: 4/5
Titolo La linea del colore
Autore Igiaba Scego
Paese Italia
Editore Bompiani, 2020
Numero pagine 346
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